L’emigrazione italiana in Venezuela è giovane ed è appena entrata nella terza generazione. Per tale motivo, il decreto Taiani non colpisce molti italiani del Venezuela; infatti, gli italiani del Venezuela della prima emigrazione sono effettivamente pochi e quasi tutti hanno conservato la cittadinanza italiana, poiché hanno sempre dimostrato interesse verso la terra di origine dei propri genitori.
La situazione è diversa per quelli nati in Argentina o Brasile, poiché parliamo di quinta generazione. I Consolati e i Comuni si sono preoccupati per le eccessive richieste di cittadinanza italiana e si sono trovati oberati di lavoro, senza trovare una spiegazione logica di questo fenomeno.
È vero che molti connazionali non hanno conoscenza della lingua italiana, né della Costituzione, né delle proprie origini, compresi quelli dei propri genitori; desiderano solo un passaporto europeo, senza conoscere i diritti e doveri che comporta la cittadinanza.
Questo è avvenuto anche in Venezuela; si è avuto un risveglio della richiesta di cittadinanza a causa della difficile situazione economica del paese. Moltissime persone sono state costrette a emigrare in altri Paesi, e questo è stato il motivo principale per cui era necessario un passaporto che permettesse di andare altrove, e quello italiano lo favoriva.
Comunque, non bisogna dimenticare che, nel passato, a causa della situazione economica dell’Italia, e principalmente nel dopoguerra, tanti italiani sono emigrati in altri Paesi: negli USA, in Argentina, in Brasile, in Canada, in Venezuela, in Australia e in tante altre nazioni, compresa l’Europa, trovando porte aperte.
Gli italiani dell’epoca erano contenti di emigrare per risolvere i loro problemi e la loro situazione economica, potendo così aiutare l’Italia nella ricostruzione del dopoguerra. Non c’è dubbio che dall’Italia, ancora oggi, espatriano molte persone verso altri Paesi, principalmente professionisti, che non trovano lavoro in patria e all’estero sono meglio remunerati.
Comunque, l’italiano, anche se emigra, rimane sempre legato all’Italia ed è nostalgico; ama la propria terra e non dimentica i legami e le proprie origini. Per tale motivo, non trovo giusto che si interrompa il diritto di sangue. Ritengo che l’Italia dovrebbe riconoscere anche la cittadinanza italiana ai propri concittadini nati all’estero, sempre, compresi quelli che l’hanno persa perché costretti a naturalizzarsi per motivi di lavoro nei Paesi di residenza.
Il Ministero, per rimediare a questa situazione, come ha fatto in passato, potrebbe adottare un decreto legge che permetta ai connazionali nati all’estero di esprimere la propria volontà di riacquistare la cittadinanza presso i nostri Consolati, essendo lo stesso territorio italiano, senza dover tornare in Italia, e dare la cittadinanza ai loro figli anche se maggiorenni, a patto che abbiano conoscenza della lingua e della Costituzione italiana.
Effettivamente, in questo caso, c’è una mancanza di tatto e di interesse nei confronti dei nostri concittadini, che si è dimostrato essere una ricchezza per la Patria, poiché acquistano prodotti italiani. È giusto che chi desidera la nostra cittadinanza per sangue debba avere la conoscenza della lingua e della terra d’origine dei propri genitori, e conoscere la Costituzione.Non c’è dubbio che gli italiani all’estero abbiano dato tanto all’Italia e siano una ricchezza viva, principalmente nel settore del turismo, degli affari e del consumo dei prodotti italiani. Oggi la televisione italiana è presente nel mondo, grazie all’emigrazione e ai legami con l’Italia.
La legge sulla cittadinanza andrebbe regolamentata diversamente, senza interrompere il diritto di sangue, bensì spiegando a chi desidera essere italiano che nella vita ci sono diritti e doveri. La nostra storia parla da sola: avevamo molte colonie, le abbiamo perse, ma abbiamo accolto i nostri connazionali in Patria, anche se nati in terre diverse.
Siamo esempio di amore e bontà, ma manchiamo forse di tatto; c’è molta burocrazia che assilla. Bisogna migliorare i Consolati, offrire servizi eccellenti e far capire ai nostri funzionari che senza gli italiani all’estero non ci sarebbero Consolati.
Oggi l’Italia fa parte dell’Europa, e avere un passaporto della comunità europea è importante, poiché serve a tutti per recarsi nei Paesi europei ed extraeuropei. Questo permette una mobilitazione, soprattutto per quei Paesi che si trovano oggi in difficoltà economica, specie in Sud America, per muoversi.
Ecco perché è necessario portare a conoscenza delle persone che desiderano la nostra cittadinanza che ci sono diritti e doveri, e uno di questi è la conoscenza della lingua italiana, compresa la geografia e la politica; un cittadino ha l’obbligo di conoscere la nostra Costituzione.
Signor Ministro, non servono misure drastiche; basta studiare come regolamentare senza fare danni, senza mai chiudere le porte a chi decide di conservare la cittadinanza per sangue.
Auguro che il decreto venga rivisto e migliorato.