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Il Consolato di Caracas e Maracaibo ha chiuso le porte alla nostra comunità. Per ottenere i servizi regolari, bisogna attendere tempi lunghi.

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I ritardi sono dovuti alla difficile relazione attuale tra Italia e Venezuela, alla mancanza di personale e, inoltre, all’elezione del Referendum.

Il diritto di voto si esercita ancora oggi per corrispondenza, e questo comporta un eccesso di lavoro. Auguriamo che presto il M.A.E. si decida a cambiare e a garantire un voto diretto e trasparente.

Malgrado la buona volontà dell’attuale Governo, della Presidente del Consiglio e dei Ministri, fino ad oggi non si sono ottenuti molti risultati o miglioramenti per le comunità italiane all’estero. Addirittura, il Ministro degli Affari Esteri ha emesso un decreto legge per ostacolare l’ottenimento della cittadinanza italiana per sangue, cosa alquanto assurda e spiacevole.

Auguriamo che il decreto venga modificato dal Senato e dalla Camera entro sessanta giorni dalla data di emissione.

Per quanto riguarda gli italiani del Venezuela e gli italo-venezuelani in materia di cittadinanza, non siamo molto danneggiati, perché il Venezuela è appena entrato nella terza generazione; sono poche le persone di quarta o quinta generazione.

Auguriamo solamente che l’ufficio cittadinanza del Consolato di Caracas e Maracaibo svolga regolarmente il proprio lavoro.

Si sono accumulati ritardi per gli appuntamenti, specialmente nel rilascio dei documenti di pensione (documento di lavoro per il riscatto del lavoro estero non coperto da assicurazione), dichiarazioni necessarie per chi desidera riscattare il lavoro non coperto da assicurazione, accordi tra Italia e Venezuela per gli uffici notarili, passaporti, ecc.

Il decreto legge in materia di cittadinanza, emesso dal Ministro degli Esteri, riguardo al riconoscimento della cittadinanza per sangue, lascia molte perplessità. Il sottoscritto e la comunità italiana del Venezuela, così come quella del Sud America e direi del mondo, non condividono il modo in cui è stato stipulato. Auguriamo che il decreto venga rivisto dal Parlamento Italiano.

Ritengo che i Consolati siano la porta principale delle comunità italiane all’estero; devono garantire i servizi al cittadino e essere consapevoli delle necessità del cittadino. Si tratta di un diritto sancito dalla Costituzione. I servizi al cittadino devono essere forniti nei tempi reali e garantiti alla comunità. Inoltre, al rilascio di documenti viene applicata la tariffa consolare.

Per quanto riguarda l’assistenza ai cittadini indigenti, compresa quella medica e sanitaria, sancita dalla Costituzione, deve essere fornita senza troppi intoppi a chi è realmente in stato di bisogno o necessità.

È un diritto inequivocabile; non si può essere farraginosi e richiedere documenti inutili. È necessario calarsi nella necessità del connazionale.

I Consolati devono essere dotati di un assistente sociale professionale, oltre a personale qualificato in materia di assistenza al cittadino. Sono necessarie visite domiciliari per comprendere lo stato di necessità del connazionale e non ripetere gli errori del passato.

Bisogna fornire gli strumenti necessari; gli uffici consolari devono essere in condizione di garantire i servizi richiesti, senza troppa burocrazia.

Si dovrebbe abolire la necessità di appuntamenti per le persone anziane e applicare una politica delle porte aperte.

Gli italiani all’estero esercitano il diritto di voto e hanno i loro deputati eletti all’estero; siamo censiti anagraficamente, pertanto mi sembra corretto che vengano assicurati i servizi consolari.

Il Ministero degli Esteri deve lavorare per migliorare e garantire al cittadino le proprie necessità. Siamo nell’era dell’intelligenza artificiale e ancora lavoriamo con sistemi obsoleti.

Auguriamo che il nostro Ministro degli Esteri ci ascolti e fornisca gli strumenti necessari ai Consolati per garantire i servizi alla comunità italiana all’estero. Il Venezuela oggi attraversa momenti difficili, e la comunità merita di essere assistita, essendo una comunità laboriosa che ha dato e dà ancora molto all’Italia.

UGO DI MARTINO

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